bonet. Dalla tradizione popolare piemontese
Quando ho deciso di pubblicare la ricetta del bonet, erano molti anni, che per lavoro, la preparavo ogni settimana e mi sono reso conto che non ne conoscevo la storia, o almeno, non quella ufficiale.
Ho cominciato allora a spulciare i siti ufficiali e ho trovato per voi questo:
La storia del bonet:
Il dizionario Piemontese/Italiano di Vittorio Sant’Albino del 1859, dice:
Il termine “Bonèt” significa cappello/berretto (portato dagli uomini nelle campagne) e tale dolce porta il nome di “Bonèt” perché così viene chiamato lo stampo di rame e di alluminio nel quale è cotto.
La seconda ipotesi, la più accreditata nelle Langhe, è che il dolce sia stato chiamato così perché veniva servito alla fine del pasto, come cappello a tutto ciò che si era mangiato. Infatti, prima di uscire di casa o da un locale chiuso, dopo essersi vestiti, si indossava, come ultimo indumento, il bonèt e, quindi, per similitudine il dolce posto a chiosa del pasto prese questo nome.
Andiamo ora a vedere come si prepara questa leccornia.
Ingredienti:
1000 ml di latte
300 g di zucchero
200 g di amaretti
40 g di cacao
7 uova
10 g di rum o cognac, (ma a me piace con il Fernet.)
1 tazzina di caffè
Procedimento:
Mettete zucchero amaretti schiacciati grossolanamente uova cacao liquore caffe e con un cucchiaio impastate il tutto sino a renderlo omogeneo.
Aggiungete ora il latte e mescolate bene.
Caramellate un poco di zucchero e mettetelo sl fondo dello stampo.
Riempite ora con il composto e cuocete in forno a bagnomaria a 150°C per 1 ora.
Le varianti:
esistono versioni diverse di questo dolce:
- La più antica risale al XIII secolo in cui si parla del bonet come di un dolce composto da latte uova amaretti e miele.
- L’albese, che prevede gli stessi ingredienti ma esclude il coccolato ed triplica la dose di caffè.
- La versione in uso nei secoli scorsi per la casa reale di Savoia che sostituisce il latte con la panna.