Nutrirsi e vivere perché devi pensare al tuo corpo come ad un tempio
Nutrirsi e vivere, due facce della stessa medaglia. Mangiare non è solo un atto fisiologico, ma anche la manifestazione di una cultura, di un modo di essere e relazionarsi con gli altri e con il territorio in cui si vive.
Fin dall’ottocento diversi filosofi, tra cui il tedesco Ludwig Feuerbach è stato condiviso l’approccio secondo il quale il nostro essere fisico, psicologico e spirituale rispecchia il cibo di cui ci nutriamo. “Siamo quello che mangiamo” sosteneva Feuerbach insistendo sul fatto che un popolo può migliorare cambiando al meglio la sua alimentazione.
La storia e la ricerca moderne non gli anno dato torto: nonostante i livelli di malnutrizione esistente sul pianeta, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’obesità sta diventando uno dei principali problemi di salute pubblica al mondo tanto da assumere i panni di una vera e propria epidemia globale.
Sicuramente condizioni di vita non adeguati, predisposizione genetica, scarsa attività fisica e un’alimentazione non corretta sono le principali cause dell’obesità nel mondo, ed essa colpisce ad ogni livello sociale ed economica, sfatando il mito di essere una malattia “da ricchi”, ma piuttosto il contrario.
Le fasce di reddito più svantaggiate tendono infatti a mangiare più carne e meno frutta e verdura, curando inoltre meno il proprio benessere fisico.
In generale sovrappeso e obesità rappresentano il quinto fattore a rischio di mortalità globale, per non parlare delle conseguenze psicologiche: chi è affetto da questo tipo di patologia spesso viene isolato socialmente o tende ad emarginarsi per senso di inadeguatezza reale o presunta.
Come intervenire dunque in maniera approfondita su ciascun individuo?
Sicuramente acquisire una nuova e maggiore consapevolezza in merito al cibo e alle sue qualità – o controindicazioni- può aiutare il singolo individuo a migliorare la propria vita sia da un punto di vista fisico che relazionale.
Ecco perché conoscere ciò che mangiamo può porre le basi per una vita più sana e positiva, con conseguenze benefiche nel tempo.
Secondo molti studi, o per lo meno il buon senso delle nonne, mangiare meno ci permette di vivere meglio e più a lungo.
E non solo: una dieta sana ed equilibrata protegge da diverse patologie come il cancro, il diabete e le malattie del sistema circolatorio.
E’ necessario però non esagerare: se da una parte mangiare di meno, può renderci più attivi e dinamici, dall’altra parte un eccesso di zelo, può portare a problemi al sistema immunitario e ai processi di cicatrizzazione delle ferite.
In pratica la soluzione migliore sembra essere quella di alternare periodi in cui si mangia in modo equilibrato e normale a seconda delle proprie necessità ad altri in cui si digiuna per alcuni periodi – di solito uno o due giorni – per arrivare ad un riequilibrio nel sistema metabolico cellulare dell’organismo umano.
Il digiuno odierno ripercorrerebbe, in pratica, quello fatto nell’antichità da parte dei cacciatori che si astenevano dal mangiare prima di una battuta di caccia, oppure quello dei monaci tibetani, dove esso rappresenta parte della disciplina buddista.
In sostanza esso rappresenta autodisciplina e controllo sul proprio corpo con il fine ultimo di migliorare il proprio stato psico fisico e/o spirituale.